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Il blog del direttore artistico

Riflessioni, brani letterari, citazioni e pensieri a cura di Paolo Di Stefano
Il blog del direttore artistico

 

08 aprile 2022

Enrico Filippini è stato un personaggio vulcanico della cultura svizzera e italiana: ha fatto studi filosofici a Milano, a Berlino, a Monaco quando giovanissimo si avvicina  alle avanguardie tedesche e al Gruppo 63 italiano. È amico e sodale dei giovani intellettuali degli anni 60, Edoardo Sanguineti, Umberto Eco, Alberto Arbasino. Ben presto entra a lavorare nella redazione della Feltrinelli, proponendo traduzioni di Husserl, Benjamin, Dürrenmatt, Frisch, Uwe Johnson. Personalità versatile e imprevedibile, pubblica racconti nella celebre rivista “Il Menabò” di Vittorini e Calvino. Poi passerà a lavorare per Il Saggiatore e per la Bompiani, infine sarà uno dei giornalisti di punta della “Repubblica”. Un premio intitolato a questo locarnese illustre e inquieto si tiene ogni anno in occasione degli Eventi letterari. È un riconoscimento alla curiosità e all’intelligenza in ambito culturale ed editoriale. Nel decennale degli Eventi, il premio Filippini viene assegnato a Philipp Keel e a Diogenes Verlag di Zurigo. 

07 aprile 2022

A volte mi capita di immaginare un autore o un'autrice nell’atto di scrivere. Di che cosa sanno le dita che battono sui tasti del computer? Basta leggere i libri di Noëmi Lerch per intuire che quelle mani probabilmente sono ancora intrise degli odori del suo lavoro di contadina e alpigiana. C’è traccia del grasso con cui unge le mammelle delle mucche, ci sono rimasugli del fieno che ha stivato nella stalla. Magari ha ancora ai piedi gli stivali indossati per pulire lo stallatico. I racconti di Noëmi Lerch hanno questo gusto, il mondo contadino che lei – contadina di mestiere – narra non è quello idilliaco che vedono i turisti, ma quello reale e spesso duro degli alpigiani di una valle discosta nella quale lei ha scelto di vivere. Benvenuti nella valle delle lacrime è una partitura a tre voci, dove i personaggi esplorano un mondo che conoscono e che ogni giorno presenta un volto diverso. Le lacrime sono le gocce di pioggia che cadono senza sosta in quella valle, ma sono anche il simbolo della fatica quotidiana. Un libro puntellato di testi brevi e scritto con un linguaggio sincopato, ogni pagina è accompagnata da un disegno di una coppia di illustratori (Hanin Lerch e Walter Wolff, ovvero Alexandra Kaufmann). Poche parole e molto spazio bianco nelle pagine scritte, piccoli tratti bianchi su un fondo nero in quelle illustrate. Sono il tutto e il niente della vita.

06 aprile 2022

Stavamo per approdare alla nostra Itaca dopo un’odissea di due anni che abbiamo chiamato pandemia. Il mondo ha compiuto un viaggio nell’ignoto, che ha incrinato le nostre certezze e messo in luce debolezze, fatiche, inquietudini. Indifferenti ai conflitti “lontani” (Yemen, Etiopia…) e alle tragedie degli “altri”, viviamo lo choc di una guerra in Europa, con i profughi, l’incubo di nuovi genocidi, lo strazio di una storia che si ripete. Ogni giorno ci ritroviamo smarriti come l’Ulisse di Joyce che ha cento anni, ma mantiene ancora tutta la potenza eversiva delle origini, ritratto della paura del naufragio nella modernità. Il mito creato da Omero continua ad essere dentro ognuno di noi con le paure, il desiderio di scoprire, l’inquietudine che Dante ha ripreso in un famoso canto dell’Inferno. Ogni scrittore trasferisce nelle proprie pagine odissee immaginate e odissee vissute: ad Ascona viaggeremo con i nostri ospiti per cogliere i segnali di speranza e di empatia che ci propone la letteratura.

05 aprile 2022

È certamente capitato ad ognuno di noi di passare un sabato sera da Fulvia, in quei salotti un tempo pieni di fumo – oggi si va in balcone a fumare – dove la borghesia intellettuale bene si ritrovava a commentare le miserie del mondo vicino e lontano. Tutti da Fulvia sabato sera è stata la striscia satirica che Pericoli e Pirella hanno disegnato e scritto per trent'anni per il Corriere della Sera e per La Repubblica, ritratto ironico di un'Italia snob e distaccata dalla realtà perché occupata a specchiarsi nelle mode mentre si diceva preoccupata per i destini del paese. Il tratto appuntito di Tullio Pericoli, la penna intinta nel curaro di Emanuele Pirella (morto nel 2010) ci hanno descritto quel mondo in modo divertito e pieno di autoironia. Tullio Pericoli è uno dei grandi artisti del nostro tempo. I suoi ritratti di scrittrici e scrittori ne colgono l’essenza del carattere e dello stile in dettagli fulminei, in sintesi folgoranti che ne raccontano non solo lo stile ma anche la storia più segreta. Sono «ritratti» naturali anche i suoi paesaggi dipinti, da cui emerge la fantastica variabilità delle terre marchigiane. È incredibile come Pericoli riesca con colori tenui e forme quasi eteree a trarre dalla leggerezza grandi lezioni di profondità.

04 aprile 2022

Raffaella Romagnolo ha scritto un libro che parla molto della fotografia quando era un’arte quasi misteriosa, con tratti di alchimia. Lo ha fatto in un’epoca nella quale le immagini ci travolgono. Di luce propria ci obbliga quindi a cancellare la nostra ossessione quotidiana per i selfie, per gli scatti continui fatti con il telefonino, per la pubblicazione immediata sui social media di ogni gesto quotidiano. La vita di un bambino abbandonato nella ruota di un orfanotrofio nella seconda metà dell’Ottocento si intreccia con il corso della storia e con la nascita dell'Italia come nazione. Non è semplice trovare la bilancia giusta tra pubblico e privato in un romanzo storico e Raffaella Romagnolo pesca un asso dal mazzo, perché assegna al bambino un compito quasi impossibile – fotografare tutti i Mille della spedizione di Garibaldi – e gli regala un dono che è anche una condanna: la sua pupilla color perla vede il futuro. La luce è protagonista assoluta, anche se la storia è destinata a finire nel buio delle trincee della Grande Guerra.

03 aprile 2022

Nella vita di una persona ci sono scoperte che improvvisamente aprono mondi inesplorati e laceranti. Sono fulminazioni che spingono chi ne è toccato ad affrontare viaggi negli abissi della coscienza. C'è un filo rosso che lega i protagonisti de Il lettore e de La nipote di Bernhard Schlink. Nel suo romanzo più noto e tradotto è il giovane Michael Berg a dover affrontare una rivelazione sconcertante: ritrova la donna che lo ha iniziato all'amore nelle vesti di imputata in un processo agli aguzzini nazisti. È il viaggio di una generazione che vuole lasciarsi alle spalle la barbarie nazista e si interroga sulla colpa e sulla banalità del male. Ne Die Enkelin (La nipote, di prossima pubblicazione in italiano) il viaggio dell'anziano libraio Kaspar è di pochi chilometri, tra la Germania Ovest e la Germania Est, ma diventa un'odissea senza fine, fatta di rivelazioni sconvolgenti sul passato della moglie, di ricerca spasmodica di una figlia nascosta, di raccapriccio per la deriva di estrema destra di una parte della società, del tentativo di ricucire le ferite attraverso il rapporto con la nipote. Ci sono sempre le grandi domande poste dalla storia nei libri di Schlink e ci sono le persone che ne subiscono gli effetti senza riuscire quasi mai a ottenere le risposte.

31 marzo 2022

Si può compiere un viaggio nella storia anche inseguendo un odore e un sapore. La letteratura permette percorsi incredibili. Per esempio, quello del currywurst, la salsiccia al curry che diffonde il suo profumo dal chiosco di una ragazza tedesca nella Amburgo che sta vivendo gli ultimi giorni del regime nazista (La scoperta del currywurst). Raccontare lo svelamento della verità, la paura del nemico che è accanto a te, l'amore, penetrare nella storia attraverso lo spioncino della quotidianità: ecco il percorso di Uwe Timm, che cerca sempre di estrarre gli insegnamenti della grande storia di un paese dalle piccole vicende di ogni giorno. Lo fa costantemente, sia quando si confronta con il passato nazista della Germania (Come mio fratello) sia quando i protagonisti sono immersi nei moti studenteschi del '68 (Un'estate calda). Anche un topolino finito casualmente su un treno che lo conduce in giro per l'Europa è tra i grandi viaggiatori di Uwe Timm, che non dimentica (Un topino a Parigi) bambini e ragazzi, i viaggiatori che hanno in mano il nostro futuro. 

27 marzo 2022

Ha guardato negli occhi il male assoluto, ha inseguito i criminali della guerra dei Balcani, senza mollare di un centimetro anche di fronte ai muri eretti dai nazionalisti, alle difficoltà burocratiche, alle titubanze dei governi e delle istituzioni internazionali, alla morte che l'ha sfiorata. Ha messo la stessa determinazione nella lotta alla mafia dei colletti bianchi, nella ricerca della verità sul genocidio ruandese o sulla immane tragedia siriana. Soprattutto non ha mai taciuto le responsabilità di chi si è nascosto dietro il paravento della diplomazia. Carla Del Ponte nega di essere un'eroina, vuole essere solo una ricercatrice di giustizia per le vittime che non hanno mai avuto voce. In tempi di guerra, quando gli occhi terrorizzati dei bambini dell’Ucraina si sommano a quelli della Siria o dello Yemen, la forza del racconto di una vita in prima linea ci aiuta a capire che non tutto è perduto e che una luce di umanità può aprire la strada alla giustizia contro i criminali di guerra.

24 marzo 2022

Se tuo padre è pilota di battelli e tuo nonno capitano di lungo corso, l'attrazione per il viaggio è scritta nel tuo destino. Maylis de Kerangal non sfugge alla regola dell'eredità di famiglia, anche se i suoi viaggi sono di nature diverse. Dalla letteratura per l'infanzia, alla quale si dedica con una casa editrice da lei fondata, ai viaggi della speranza (più spesso della sofferenza e della morte) dei migranti nel Mediterraneo fino alle storie personali che diventano collettive. Come in Riparare i viventi, dove si racconta la corsa contro il tempo per far sì che il cuore di un ragazzo morto batta in un altro corpo. Sembra logico che la parola “naufragio” faccia scattare una molla in lei. Dalla notizia di un barcone affondato a Lampedusa, nasce l'urgenza di dare voce a quei trecento morti, protagonisti senza più speranze di una tragedia, alla quale si sta piano piano facendo l'abitudine, vivendole come una litania di morte lontana da noi, schiacciata da altri drammi, che si affastellano nella continuità ossessiva della cronaca. Sono romanzi come Lampedusa che servono a far sì che non si perda memoria di quel che continua a succedere, anche se non è più sulle prime pagine.

21 marzo 2022

In una calda serata di luglio del 1998 la Francia vinse il campionato del mondo di calcio. Fu una notte di gioia ubriacante. Quella nazionale divenne il simbolo dell'integrazione, il trionfo della convivenza tra bianchi e immigrati neri e magrebini, “black-blanc-beur” divenne lo slogan della tolleranza. Poi la Francia si svegliò dal sogno: la rivolta delle periferie, il terrorismo nato in casa dai figli degli immigrati hanno rimesso tutto in discussione. Lilian Thuram era uno dei giocatori di quella nazionale, insieme con Zidane, Djorkaeff, Barthez e Petit. A nove anni arrivò in Francia dalla Guadalupa e “mi accorsi di essere diventato nero”. Durante e dopo la carriera calcistica ha sempre cercato di capire le ragioni del razzismo, vissuto anche sulla propria pelle. Per spiegarlo ai bianchi, perché: “Se si parla di razzismo, è con i bianchi che bisogna farlo. Esattamente come con il sessismo, sono ragazzi e maschi che vanno educati”. Così nei suoi libri Lilian Thuram ha costruito un firmamento di stelle nere, da Lucy a Barak Obama, passando per Esopo e Puskin e ha indagato le ragioni di un male profondo che continua a scorrere in modo sordo nelle vene della società, venendo a galla nei momenti di crisi.

18 marzo 2022

La vita mette le persone davanti a porte che si aprono o si chiudono, ma quel che resta dietro di noi o che ci aspetta non è mai come ce lo eravamo immaginato. Non è un caso che gli ultimi due romanzi di Zeruya Shalev abbiano al centro della storia due donne che viaggiano nel mondo in direzione opposta. Iris di Dolore deve tornare indietro nel tempo per affrontare i traumi della propria vita, Ella di Dopo l'abbandono cerca una rottura con le abitudini quotidiane di apparente felicità per guardare avanti. Lasciandosi alle spalle un passato di dolore per un attentato o per un abbandono, tutt’e due le protagoniste devono scavare dentro sé stesse per trovare una via d’uscita mettendosi alla ricerca di una nuova dimensione e rinunciando alla comodità della famiglia. Iris e Ella sono lo specchio della nostra condizione, che la grande letteratura sa penetrare in tutte le sue pieghe, anche quando – come di questi tempi –siamo offuscati dalla nebbia della barbarie.

15 marzo 2022

Non c'è viaggio più tormentato di quello di un uomo che deve nascondersi dietro uno pseudonimo femminile per raccontare ciò che succede nel suo paese, dilaniato da una guerra civile che ha provocato decine di migliaia di morti, spesso nel silenzio della comunità internazionale. Una guerra sporca, quella algerina, che Mohammed Moulessehoul ha vissuto da militare, sofferto e poi raccontato come Yasmina Khadra. Per lui scrivere significa penetrare l'anima di società che vanno alla deriva, siano esse l'Algeria, l'Afghanistan o Cuba. Un'odissea infinita, costellata di tragedie quotidiane, nelle quali la morte (“Algeri è un’anticamera della morte.”), la fiammella della speranza (“talebani hanno approfittato di un attimo di confusione - dice Mohsen a Zunaira - per assestare un colpo terribile ai vinti. Ma non è il colpo di grazia.”), il crudo richiamo del presente (“La realtà si riprende sempre i suoi diritti, nessuna illusione è in grado di soppiantarla a lungo”) sono un accompagnamento costante.